Sex Education: Netflix vuole fare scuola

Sex Education è bellino.
Certo, ha i suoi difetti, le sue cose criticabili, certe cose che si sarebbero potuto fare meglio, ma rimane comunque bellino.

Perché? Perché è divertente, piuttosto originale, ben recitato e ha il coraggio di approfondire un tema ricorrente nella cultura popolare ed audiovisuale dove poche volte, però, si è andati oltre i cliché, le banalità e le imprecisioni, a parte certi svarioni postmoderni e psichedelici che sono pure peggio.

L’argomento.
Otis è il tipico teenager secchioncello un po’ sfigato di famiglia borghese (il Martin dei Simpson, per capirci), ma ha una caratteristica peculiare: sua madre è sessuologa di professione (ha una consulta privata in casa) e, soprattutto, gli ha dato un’educazione sessuale (quasi) completa sin dalla tenera età, includendo sia gli aspetti puramente scientifici che quelli emozionali o sociali. Grazie a questo bagaglio di conoscenze teoriche (aggiornate, peraltro), Otis entra in affari con Maeve, l’altra protagonista giovanile della serie.

Il business è semplice: i giovincelli a scuola sono bombe ormonali scatenate e sperimentano di tutto ma hanno un sacco di dubbi e problemi (pratici, perlopiù) riguardo al sesso e non sanno a chi rivolgersi. Otis offrirà consulenza teorica e pratica al riguardo, mentre Maeve gestirà i clienti, le relazioni pubbliche e gli incassi.

A partire da quest’idea, la serie segue l’andazzo dello sportello di consulenza sessuale di Otis e Maeve, così come le loro storie personali che si intrecciano sempre più, mentre approfondisce le personalità di vari dei loro compagni di scuola, così come delle famiglie di Otis e Maeve. In particolare, un argomento è dato dal conflitto d’interessi (e familiare) che emergerà fra Otis e sua madre Jean, magistralmente e britannicamente interpretata dall’americana Gillian Anderson, che i più (anziani) ricorderanno come Dana Scully in X-Files.

Curiosamente, uno dei vari messaggi che lascia la serie (e che ritorna con frequenza) è che alla maggioranza dei dubbi e dei problemi posti dagli adolescenti riguardo la loro vita sessuale, la risposta è data dalla necessità di una maggiore empatia e comunicazione fra le persone: parlane con lui/lei, raccontagli/le come lo stai vivendo tu, sii te stesso/a ecc ecc. La soluzione non è quasi mai una sofisticata conoscenza o tecnica sessuale, ma cose semplici come: parlane; rispettalo; accettalo. Insomma, quello che sarebbe normale in un paese dove si riceve una educazione sessuale come Dio vuole (spoiler: non è l’Italia).

Un altro aspetto che funziona della serie è che affronta altri temi problematici del mondo adolescenziale, non necessariamente collegati con la sessualità, come il bullismo, il paternalismo, le diseguaglianze socioeconomiche, la religione, il femminismo, ecc. Anche se a volte si perde un po’ con tutti questi temi e tende a disperdersi, secondo l’antico proverbio: chi troppo vuole, nulla stringe. Ma, si sa, Netflix pretende essere un vettore di mutamento sociale postmoderno mentre conta i dollari (o forse è a rovescio), vale a dire seguire la massima: non perdere mai un’occasione per trattare i diritti delle minoranze, specialmente se si tratta di questioni etniche, razziali o sessuali. La scuola Netflix.

Tre cose da evidenziare riguardo a Sex Education:

  • La colonna sonora è molto appropriata. Rammento grandi scene accompagnate da “I touch myself”, “Do it again a little bit slower”, “On how it hurts”, più il triste finale di “On the radio” e molte altre che ora non mi vengono in mente.
  • Ci sorprende continuamente. I personaggi e le loro storie non sono poi così prevedibili, soprattutto per una serie che si muove con tanta tranquillità e disinvoltura. Anche l’educazione sessuale di Otis, altamente sviluppata, finirà col generare una serie di inconvenienti di vario tipo e far venire a galla tutti i rischi e i problemi di essere fin troppo informati. E non curare altri aspetti della vita e della personalità.
  • Alla fine, il sesso non è poi così importante. Realmente, è tutto una scusa per parlare di altre cose. Non solo diritti sociali e problemi attuali, come dicevamo sopra, ma anche i cari, vecchi temi di sempre: l’amore, l’amicizia, il tradimento, la crescita, ecc ecc.

Insomma, Sex Education è un prodotto molto Netflix e molto vendibile, a cui si dovrebbe dare un’opportunità. Soprattutto se vi interessano la cultura giovanile, il Regno Unito, il dialogo come modo di risolvere i conflitti, o le situazioni imbarazzanti. È fresco e, sebbene possa essere un po’ superficiale e facilone in certi aspetti, non annoia, a parte un paio di episodi dove rallenta un po’. E non dubito che tutti possiamo imparare qualcosa, persino i più attempati fra noi.

Sex Education è stata indubbiamente un successo di pubblico e critica. Difatti, Netflix sta già lavorando sulla terza stagione.

In definitiva, Sex Education va vista. Meglio se in lingua originale, in inglese (e coi sottotitoli che volete voi). Vale la pena godersi la visione accompagnati da quell’accento British originale che stride così tanto con la sensualità di alcuni argomenti, ma che, al tempo stesso, si incastra (eh eh) alla perfezione con certe scene surreali, ridicole ed imbarazzanti (This is so embarassing, I would say).

In quanto al doppiaggio italiano…che dire…è un mio vecchio cavallo di battaglia (nuovo, per chi mi legge da poco). Diciamo che alcuni doppiaggi salvano il salvabile (per esempio, Maeve, Jean o Adam ). In quanto al resto…meglio stare zitti, per quanto ho potuto ascoltare negli spezzoni che ho visto in italiano.

(Oh, se non lo dico, scoppio: il doppiatore di Otis sembra stia doppiando un playboy di un film di Twilight, Moccia, o un filmino hard in VHS degli anni 80. Patetico).

Giudizio finale:
Sex Education, voto 8

Sandro Giachi

P. S.
Tra parentesi, documentandomi per scrivere questo pezzo (cioè girellando su Google) ho trovato qualcuno che definiva Sex Education come “la nuova serie piccante di Netflix”. Ora, considerando a cosa ci ha abituati Netflix finora e che siamo già nel 21esimo secolo, chi definisce piccante questa serie dovrebbe essere: a) un bigotto tremendo; o b) una persona molto triste. Secondo la mia opinione (ignorante), Sex Education è: a) divertente; b) ironica; c) informativa; d) educativa. Però, piccante, non direi proprio, a meno che “piccante” non significhi vedere un paio di tette, un sedere all’aria, un pene ciondolante. Ma, si sa, nel sesso non ci sono regole, è tutto una questione di gusti…

P.P.S.
Lo so, non è una recensione troppo ignorante. È che è la prima. State caldi per la seconda…ne vedremo delle belle. Sempre che mi rinnovino il contratto…

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