Chiamami col tuo nome…forse il peggior film di sempre

Chiamami col tuo nome: voto 3,5

“Dai, almeno da sta schifezza verrà fuori una bella recensione ignorante.”
Questo il commento fatto con la mia ragazza uscendo dalla visione di “Chiamami col tuo nome”, il film di Luca Guadagnino candidato all’Oscar addirittura nella categoria “Best Movie”.

Ma andiamo con ordine: la storia tragicomica di questa visione inizia dal pomeriggio quando, in due, controlliamo l’orario della proiezione per essere sicuri di non perderci la proiezione del film “Morto Stalin se ne fa un altro”. Sì avete letto bene. Arriviamo al cinema convintissimi che ci sarà la commedia con Steve Buscemi, non un polpettone con la versione “a spende pogo” di Ryan Gosling. Poveri noi.

Arrivati al cinema ci dirigiamo alla spartanissima cassa e chiedo:
F – “Due biglietti per Morto Stalin”
M – “Guarda che c’è una sala sola non serve specificare”
F – “Ah giusto!”
Una sala sola, presagio nefasto. Nel mentre la bigliettaia allunga i biglietti
F – “Oh guarda che carini, non solo non c’è il posto a sedere assegnato, ma hanno addirittura sbagliato il titolo del film sul biglietto. C’è scritto Chiamami col tuo nome.”

Ecco qui avrei dovuto capire, ma, per autodifesa, a volte il cervello umano si rifiuta di comprendere. A dirla tutta quel film lo avrei comunque voluto vedere, quindi non mi disperai dopo la scoperta. Povero ingenuo.

Siccome questo film è vomitevole la recensione da questo punto sarà 100% spoiler. Se non volete sapere che succede non avanzate oltre.

Ecco tutta la trama in precisamente 22 parole:
Tizio americano è in vacanza studio dal padre di tizio italiano. I due scopano. Tizio americano va via e tizio italiano soffre. Fine.

Per raccontare sta cosa Guadagnino ci mette 2 ore e 10 minuti di film in cui la profondità della tematica “ragazzino che scopre la sua omosessualità/disagio per la scoperta” è pari a zero, così come nullo è lo sviluppo dei personaggi (tutti assolutamente stagnanti se non addirittura involuti), i dialoghi inesistenti salvo il monologo finale del Professore/padre del ragazzino che può essere categorizzato come dannoso.

Nel mentre non si fa che rinforzare cliché sui gay che credevo sepolti almeno dagli anni ’90 come:
– il gay pedofilo;
– il gay che salta addosso a qualsiasi cosa si muova;
– il gay che salta addosso a qualsiasi cosa non si muova;
– i gay sono tutti ricchissimi;
– i gay sono dei pianisti prodigio;
– i gay hanno una cultura altissima fatta di conoscenza dei classici greci, linguistica
e belle arti.
Fondamentalmente se fossi gay mi incazzerei (e nemmeno poco) per come questo film dipinge tutta la comunità. Pensando ad altri film su tematiche simili, “Milk” su tutti, è davvero lampante come questo di Guadagnino non dica davvero nulla. È una storiella d’amore (pure volgare) tra un 30enne e un 17enne. Il fatto che siano entrambi uomini non aggiunge nulla, anzi, fa solo gridare all’occasione persa.

Ed ecco qui per voi una carrellata dei momenti volgari, quasi tutti vomitevoli, che il film presenta:

– Tizio italiano si fa nell’ordine: una tizia (vera vittima di tutto il film), tizio americano, una pesca.
– Tizio americano si fa nell’ordine: una tizia (minorenne), tizio italiano (minorenne), lecca lo sperma residuo della pesca di cui sopra (per fortuna non la mangia, ma sappiate che ci prova), limona duro con tizio italiano SUBITO DOPO che questo ha vomitato.
– La povera pesca, oltre che essere scopata, riempita di sperma e leccata, prima viene…come dire…in pratica il tizio italiano ficca un dito lì dentro simboleggiando la penetrazione anale. Questa scena è tanto lunga quanto difficile da sopportare.
Oltre a questo il “romanticismo” secondo il regista passa tutto da massaggi ai piedi e inquadrature continue sempre a sti cazzo de piedi demmerda.
A me i piedi fanno schifo, magari se siete feticisti gradite, ma sappiate chi vi giudico.

Insomma, davvero ho visto più profondità, grazia e amore nei film porno.

La sensazione è che chiunque abbia scritto questa roba non avesse minimamente a cuore la tematica, ma la rappresentazione idealizzata e borghese dell’omosessualità. Per intenderci se lo stesso autore facesse dei film sui neri sarebbe tutto rap e basket, se lo facesse sui francesi sarebbe tutto baschi e baguette, e così via.
Tutto parla tramite luoghi comuni, nella maggior parte dannosi.
Francamente “Chiamami col tuo nome” è un film volgare e offensivo oltre che banale e incredibilmente palloso. Buona visione!

Consiglio: lasciate perdere sta merda e andate a vedere Rocco e le storie tese.

Francesco Mandolini

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