Non mi hai più detto ti amo: voto 7,5
Come dico sempre questo blog funziona meglio quando si recensiscono robe brutte. Purtroppo per me (e per voi che leggete) oggi si parla di roba bella, nello specifico dello splendido spettacolo “Non mi hai più detto ti amo”, visto al Teatro delle Muse di Ancona (a proposito, date un occhio alla loro programmazione, grazie) durante una delle 4 serate di replica. Incrociate le dita e speriamo che il potere delle Recensioni Ignoranti sia con noi.
Cominciamo col parlare del protagonisti: Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia di nuovo insieme sul palco a 20 anni esatti dal successo di Grease. Ingrassia lo vidi anni fa nel rifacimento di Frankenstein Junior (Compagnia della Rancia) e rimasi folgorato. Le ha proprio tutte: canto, ballo, recitazione ed è figlio di Ciccio Ingrassia, cosa volere di più?
Per Lorella Cuccarini la storia invece è molto diversa. Essendo io (come tutti i nati negli anni 80) in fondo solo un sottoprodotto della TV commerciale di Berlusconi, la Cuccarini, all’epoca al timone di Paperissima assieme a Marco Columbro, è sempre stata per me la quintessenza della figura femminile, non reificata in maniera sessuale (brutti pervertiti) ma come modello di donna quasi inarrivabile. Se chiedete a me il soprannome “La più amata dagli italiani” è del tutto meritato.
E siccome lo so che a voi una cosa sola interessa ve la confermo: sì, anche a 53 anni è gnocca. Contenti?
Columbro invece rimane il mio modello maschile ma la chiudo qui che se no ci allontaniamo dal discorso recensione.
Insomma “Non mi hai più detto ti amo” è una commedia originale firmata da Gabriele Pignotta che fa ridere e riflettere. Parla delle relazioni interne ad una famiglia (padre, madre e due figli universitari) che fisicamente si trova sotto lo stesso tetto ma in realtà presenta quattro individui quasi sconosciuti a loro stessi, sempre presi da lavoro, amori, social e cellulari vari. L’unica a notare (e a soffrire di) questo è il personaggio interpretato da Lorella Cuccarini, la mamma Serena (nome assolutamente non casuale), che proprio per questo decide di allontanarsi, costringendo marito e figli a cooperare per cavarsela da soli, di fatto avvicinando tutti come mai prima di quel momento.
Senza Serena i due figli ritrovano l’affiatamento tra loro e con il padre (anche se a dire il vero il figlio maschio rimane un cazzo di disadattato mammone maschilista retrogrado praticamente fino all’ultima scena, oops…spoiler!) mentre quest’ultimo impara che il carico di lavoro domestico che Serena ha sempre sopportato è meglio dividerselo tra tutti. Che dire? Almeno uno dei due uomini non rimane maschilista.
Messa così sembra uno spettacolo super serio, in realtà si ride con intelligenza e si ballano i Kiss (sì, ad un certo punto parte I was made for loving you e prende oggettivamente benissimo), i cinque membri del cast (quattro della famiglia, più un paziente di Ingrassia) sono rodati ed affiatati tra loro con tempi comici, entrate ed uscite sempre perfette. Ingrassia è un gigante dalla mimica incredibile a cui basta muovere una spalla per far ridere una platea intera, mentre la Cuccarini ruba la scena con un personaggio che è a metà strada tra angelo del focolare e businesswoman femminista.
Ben oltre la sufficienza per quello che ci si augura essere il primo di molti spettacoli di una stagione teatrale 2018/2019 da vivere qui su Recensioni Ignoranti.
Francesco Mandolini