L’imponderabile è accaduto, un Mammuth solo alla vittoria. Le motivazioni per cui, a livello di musica e di testo, questo brano fosse infinitamente inferiore a praticamente tutti gli altri portati in gara (ad eccezion fatta solo di Rolls Royce di Achille Lauro) andrebbero spiegate con calma in decine di altri post, ma non è questo il momento di parlarne (anche perché è risaputo che a Sanremo la qualità non è uno dei fattori determinanti).
Quali sono dunque i criteri secondo cui, sempre in termini teorici, “Soldi” è la miglior canzone italiana del 2019? Stando al regolamento il vincitore viene decretato con un giudizio misto composto per il 50% dal televoto, 30% dalla sala stampa e 20% dalla giuria d’onore. Questa operazione va avanti per tutta la serata finale fino a decretare i primi tre posti. A questo punto i voti precedenti si azzerano e parte un triello con lo stesso format decisionale.
Nella prima Recensione Ignorante di questo Sanremo scrivo di Mahmood: “non dubito che piaccia a dei sedicienni”. Saranno forse stati loro ad averlo favorito?
Basta fare un veloce giro su Youtube e Spotify per dubitare di questo. Il video della sua esibizione durante la sera della prima è stato visto, al momento in cui scrivo, 816.908 volte. Senza dubbio un gran numero ma ben inferiore rispetto a Irama (1.9 milioni), Cristicchi (1.3 milioni), Il Bolo (1.2 milioni), Loredana Bertè (1.4 milioni) e perfino sotto ad una Arisa non in formissima quest’anno (890.000 circa). Anche Achille Lauro fa registrare un 1.1 milioni di visualizzazioni ma lì ci potrebbe essere un fattore “gusto dell’orrido” da tenere in considerazione.
Parlando di televoto poi, gli adolescenti possono permettersi 0.51 centesimi ad sms per sostenere un cantante che a loro piace? E ancora di più, gli adolescenti lo guardano per niente Sanremo? La risposta a queste domande è (generalmente) no. Azzardo anche che la fascia più contesa dai pubblicitari, quella tra i 18 e i 34 anni, probabilmente elude in gran parte Sanremo.
Quindi Mahmood lo hanno votato i coetanei di Bisio e Baglioni?
No di certo, ma i coetanei di Bisio e Baglioni gestiscono le case discografiche ed i network radiofonici. Prima del festival si era fatto un gran parlare di come quasi tutti gli artisti in gara, compreso il direttore artistico Baglioni, facessero capo (come label e management) ad un solo potentissimo personaggio della discografia italiana (Ferdinando Salzano), tanto da far scattare la commissione di vigilanza Rai per un possibile caso di conflitto di interessi.
Prima dei nastri di partenza il vincitore dato per certo era Ultimo.
Il problema è che Mahmood è uno dei pochissimi a non provenire da quel gregge là. Allora chi lo ha votato? Siamo di fronte ad un caso di Albanite tipico dell’Italia degli anni ’70 in cui nessuno dichiarava di ascoltarlo ma Albano era sempre in testa alle classifiche di vendita? Il 30% della sala stampa è così influente? Il 20% proveniente da quei rincoglioniti della giuria d’onore (tra cui Ozpetek, che Dio lo fulmini) fa così tanta differenza?
Come vedete le domande sono ben più delle risposte e richiederebbero ricerche molto più approfondite.
Se avete sopportato lo sproloquio fino a qui tornerei a ciò di cui invece possiamo parlare, le Recensioni Ignoranti, elencando e valutando se il risultato finale rispecchia ciò che i vari concorrenti si sarebbero meritati.
24 – Nino D’Angelo e Livio Cori. Nino nel mio cuore sarai sempre un guaglione che arriva 18°/19°, promesso.
23 – Einar. Non che mi stia lamentando ma c’era talmente tanta merda che Einar sarebbe potuto agilmente rientrare nella top 20, anche top 15.
22 – Anna Tatangelo. Grossa ingiustizia, poteva tranquillamente stare tra i primi 10.
21 – Patty Pravo con Briga. Il livello è talmente basso che li avrei messi dalle parti del 16° posto, pensa un po’.
20 – Negrita. Dai almeno non siete arrivati penultimi come nel 2003, contenti?
19 – Nek. Per una volta che azzecca un pezzo, povero Nek. Lo vedevo nei pressi del 12° posto.
18 – Federica Carta e Shade. Più o meno ci siamo. Davvero poco da dire su di loro.
17 – The Zen Circus. Il mio quarto posto personale dopo Cristicchi, Silvestri e Berté. Dispiace molto ma il rock a Sanremo non tira.
16 -Paola Turci. Rabbia a palate. Lei era al 100% sotto molti profili, il brano non aveva la forza necessaria per aiutarla. Con tutto l’amore nei suoi confronti non potevo vederla oltre il 10° posto.
15 – Francesco Renga. Continuo a dimenticarmi di questa partecipazione. Diciamo che 15° può andare. Comunque il premio “Molise” per l’insussistenza è suo.
14 – Motta. Poche cose mi disgustano di più di lui e per sua fortuna hanno tutte partecipato al Festival. Grossomodo la posizione raggiunta è consona.
13 – Ex Otago. Inutili ed inoriginali (sì, invento parole, problemi?). Una roba tipo 18°/19° posto in competizione diretta con Nino D’Angelo ci sarebbe stata tutta.
12 – Ghemon. Tornatene a fare il maniaco sessuale al parco. 21°.
11 – Boomdabash. Non siamo alla cazzo di notte della taranta/rototom sunsplash. Nessuno balla il reggaeton a febbraio con il cielo dell’allegro color della ghisa. 22esimi.
10 – Enrico Nigiotti. Un piazzamento che fa morale al giovane toscano, anche un 7°/8° posto non sarebbe stato sbagliato.
09 – Achille Lauro. Ultimo. Non sprechiamo un secondo di più del dovuto.
08 – Arisa. Le danno una specie di contentino in ossequio al personaggio. Il brano avrebbe meritato meno, tipo 12°/13° posto.
07 – Irama. Sponsorizzato da talent e case discografiche varie è arrivato comunque troppo in alto. Un piazzamento nella seconda metà del cartellone sarebbe stata più equa.
06 – Daniele Silvestri e Rancore. Non è un caso che loro e Cristicchi si spartiranno tutti i premi “tecnici”. Argentovivo e Abbi Cura Di Me stanno su un altro livello rispetto al resto. Il secondo posto sarebbe stato più che giusto.
05 – Simone Cristicchi. In un mondo ideale sarebbe arrivato primo senza se e senza ma.
04 – Loredana Bertè. Se fosse riuscita ad entrare nel triello finale oggi parleremmo di un vincitore diverso. Di gran lunga la cantante più apprezzata dal pubblico in questa edizione, la Bertè è stata tenuta fuori dalla finalissima solo dal voto di stampa e giurati. Grido al gombloddo!
03 – Il Bolo. Vergognosi per molti motivi ma i più sanremesi e reazionari di tutti. Difficilmente sarebbero stati messi fuori dai primi 5 in ogni caso.
02 – Ultimo. Dato per vincitore già annunciato prima dell’inizio porta a casa una amara delusione. Era in realtà da 20° posto circa.
01 – Mammuth. Per capire questa ci vorrebbe Misterius. Ad andar bene sarebbe stato 23°.
Ed eccoci qua, siamo arrivati a quell’amarezza tipica della mattina del 26 dicembre quando sai che dovrai aspettare un altro anno intero per avere di nuovo il Natale (e di conseguenza ascoltare Michael Bublé a palla in macchina). Un anno ci separa dalle prossime Recensioni Ignoranti sanremesi, ma voi continuate a seguire il blog! Nelle prossime settimane verranno intensificati i post di cinema, musica e teatro e inoltre verranno introdotte le Recensioni Ignoranti Classic, dove si andranno a toccare pesantemente dei capolavori intoccabili del cinema (e molto altro).
A presto, nessuno si salva.
Francesco Mandolini