Sorry we missed you – Recensione Ignorante

Ken Loach me l’ha fatta di nuovo.
Quella che dovrebbe essere una recensione satirica sul suo ultimo film “Sorry we missed you” non può che trasformarsi in un discorso molto serio sul costo che tutti noi paghiamo a vivere in una società capitalista e neo-liberista.

Il fottuto genio dell’84enne regista inglese non è certo una novità. In questi tempi dove è così difficile far riflettere, il buon Ken (con l’aiuto della magistrale sceneggiatura di Paul Laverty) risulta capace di profilare una storia dove tutti noi siamo coinvolti (alzi la mano chi non ha mai ordinato su Amazon), siamo vittime e siamo carnefici.

Sullo schermo abbiamo la famiglia Turner: un marito amorevole costretto letteralmente a pagare per poter lavorare come fattorino, turni da 14 ore e zero malattia o ferie; una moglie-santa che si prende cura della famiglia e fa (pure lei) turni da 14 ore come assistente a domicilio presso anziani e disabili; un figlio adolescente problematico ed una bambina-santa che, a causa dello stress che si genera in famiglia, a 11 anni fa ancora la pipì a letto.

Sarebbe stato facile per Ken descrivere una famiglia violenta, con il padre hooligan alcolizzato che picchia moglie e figli, ma la forza di questa narrazione sta proprio nell’amore che i Turner nutrono gli uni per gli altri (pur con qualche difficoltà). Amore che viene messo a durissima prova dal villain invisibile del film: la società capitalista.

Questa sensazione che manchi sempre un pezzetto, che la redenzione sia dietro l’angolo per poi vedersela portare via all’ultimo è il leitmotif del film che, come in una passione, ad ogni stazione alza l’asticella della stanchezza, del dolore, della sopportazione e della tensione all’interno della famiglia Turner.
Detta in parole povere: ci si caga addosso peggio che in un film horror perché, a differenza di licantropi e vampiri vari, qui è tutto verosimile. In quella merda capitalista ci viviamo tutti, galleggiamo a malapena ed aspettiamo sempre un salvagente che ci sfugge dalle dita e allora uno dei pochi sfoghi che ci rimangono è quello di puntare il dito ed incolpare chi sta messo peggio di noi, ignorando totalmente il transatlantico dei privilegiati che ci passa accanto mentre affoghiamo.
Loro su questo mare di letame veleggiano sciabolando champagne.

Voto: 9

Consiglio: guardatelo soprattutto se siete incazzati per questioni lavorative.

Francesco Mandolini

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