Tiger King, la miglior docu-serie crime su Netflix?

È la serie di cui tutto il mondo sta parlando. Tiger King è un documentario crime prodotto da Netflix che mostra gli ultimi 5 anni della vita di Joe Exotic, un pistolero redneck, gay, poligamo, con mullet clamoroso e baffo a manubrio, proprietario di uno zoo per Big Cats in Oklahoma (tradotto pieno di tigri, leoni, pantere ecc…), attualmente in galera per essere il mandante di un tentato omicidio ai danni di un’altra proprietaria di zoo per grandi felini.

Momento, momento, momento…cosa cazzo ho scritto???
Rileggiamo:

“pistolero redneck, gay, poligamo, con mullet clamoroso e baffo a manubrio, proprietario di uno zoo per Big Cats in Oklahoma […], attualmente in galera per essere il mandante di un tentato omicidio”
[autocit.]

Ma per forza che è la serie del momento!
Cosa cazzo può essere meglio di un documentario su di un tizio che, nella vita vera, è un pistolero redneck, gay, poligamo, Tiger King, aspirante assassino? Oltretutto con un look impeccabile! Una roba che nemmeno nei sogni più reconditi di George R.R. Martin.

E la cosa più incredibile è che questa breve sinossi non rende neanche lontanamente il grado di follia che viene mostrata agli occhi dello spettatore dai molteplici protagonisti di questa storia.

La miniserie è composta di 7 episodi dalla durata di circa 45 minuti l’uno e gira attorno a quattro personaggi principali: Il protagonista, cioè il summenzionato Joe Exotic, pseudonimo di Joseph Schreibvogel, poi Joe Maldonado, poi Joe Maldonado-Passage; la sua nemesi Carole Baskins, una che, molto probabilmente, ha fatto mangiare il suo secondo marito dalle tigri (e lei è la presunta buona nella storia del documentario); Bahagavan “Doc” Antle, che forse è il più furbo del mazzo, infatti si limita solo a schiavizzare i suoi impiegati e a crearsi un harem di giovani spose/schiave. Per ultimo abbiamo Jeff Lowe, sul quale però non dirò nulla per evitare di spoilerare la seconda parte della serie.

Cosa diremo di Joe Exotic? Anzitutto che io lo conoscevo già. Nel 2015 si candidò come indipendente alla presidenza degli Stati Uniti. Lo prese per il culo pure John Oliver nel suo Last Week Tonight ma, considerando chi finì per vincerle quelle elezioni, riguardando il tutto con gli occhi del 2020 una presidenza Exotic non sembra poi così assurda.
In ogni caso tranquilli che non andò oltre le primarie.

Tre anni dopo provò a farsi eleggere come Governatore dell’Oklahoma con il Libertarian Party (partito di cui il buon Exotic non conosce assolutamente nulla, così come della politica in generale). A queste elezioni prese il 19% dei voti, finendo sul podio, a riprova che nell’Oklahoma la civiltà deve ancora arrivare (infatti è uno dei 28 stati degli States dove la pena di morte è in vigore, anzi su Wikipedia si bullano del fatto che sono gli unici ad ammazzare i detenuti in ben quattro maniere diverse) e che probabilmente invece di mettere una X a matita là sparano direttamente alla scheda elettorale.

Attraverso la serie si entra in un sottobosco di zoo più o meno legali e di proprietari (anch’essi più o meno legali) di animali esotici sparsi per tutta l’America. Incontriamo il tizio che ha ispirato il personaggio di Tony Montana in Scarface, un regista di reality show, collaboratori dell’FBI improbabili, ex-assassini, ex-donne schiave, gente con estremità mancanti, gente con svariati denti mancanti e suicidi in diretta. 

In questo marasma di casi umani c’è una lotta serrata per essere i più grandi proprietari di zoo e, fondamentalmente, del benessere degli animali non frega un cazzo a nessuno dei tanti. Potremmo sintetizzare così la lotta a tre che fa da volano alla storia:

  • Joe Exotic vuole stare a galla ed affossare Carol Baskins (possibilmente sposando nel frattempo uno o più maschi 19enni riempiendoli di regali: erba, metanfetamine e fucili di precisione rosa);
  • Carol Baskins (che è una via di mezzo tra Cicciolina e Ursula de La Sirenetta) vuole dominare la scena degli zoo Big Cats, non pagare i suoi impiegati (tutti volontari) e possibilmente lasciar stare quella brutta faccenda del marito milionario misteriosamente scomparso 20 anni prima (della cui fortuna lei è unica ereditiera);
  • Doc Antle vole scopà.

Inutile dire che ho un cavallo preferito in questa corsa.

Il fenomeno Coronavirus ha sicuramente aiutato nell’incredibile computo totale di visualizzazioni che questo documentario sta facendo, ma ciò non toglie che siamo di fronte ad un capolavoro del genere documentaristico crime che ci fa immedesimare ed empatizzare con tutti gli interpreti principali, per poi farceli odiare ferocemente nella scena successiva.

È una storia troppo assurda per essere vera, così assurda che sarebbe impossibile inventarsela.

Giudizio finale
Tiger King, Voto 10

Francesco Mandolini

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