Captain America – Civil War: voto 8,5
Era il lontano 2008. Mi ero da poco tagliato da solo i capelli – fino a quel momento lunghi e biondi – in un raptus di follia di fine estate e nelle edicole italiane compariva per la prima volta la raccolta “Le Grandi Saghe”, circa 200 pagine di fumetti Marvel e DC pubblicate mensilmente in allegato alla Gazzetta dello Sport.
Il primo numero di quella collana rappresentava una pubblicazione inedita per l’Italia. Si trattava di una saga che, l’anno precedente, era stata capace di scuotere l’editoria USA riportando i fumetti Marvel a picchi di vendita che non si vedevano dagli anni ’90. Quella saga, punto di cambiamento e rivoluzione per l’editoria e la cinematografia degli anni a seguire, si chiamava Civil War (giocando su quella guerra civile tra nordisti e sudisti ancora oggi viva e rievocata spesso nella retorica sociale e politica USA), trasformava per la prima volta l’eroe americano per eccellenza, Captain America, in un disertore ed io, ignaro di quello che avrebbe portato nella vita di molti, me compreso, la stavo stringendo tra le mani.
Questo (inconsapevolmente) è l’inizio della storia d’amore tra chi scrive questa recensione e l’oramai conclamato MCU di cui, lo dico per fugare da subito ogni dubbio, “Captain America – Civil War” è finora l’esperimento più riuscito.
La parabola cinematica del buon Cap è stata strana ed inaspettata. Dopo la buona prova di “Captain America – The First Avenger” del 2011 (quando nessuno avrebbe scommesso due lire sul personaggio) e l’ottimo “Captain America – The Winter Soldier” del 2014, fino ad oggi unico film Marvel capace di innestare caratteristiche da action movie nel genere comics, si arrivava a questa guerra civile con aspettative altissime, soprattutto dopo l’aborto partorito a marzo dalla DC – che fingeremo non essere mai esistito – dove la tematica di una guerra civile tra buoni era già stata trattata.
Tralasciando considerazioni superflue su regia ed effetti speciali (otto pollici alzati per voi fratelli Russo, otto pollici) il vero capolavoro sta nella scrittura del film (in realtà anch’essa in gran parte opera dei Russo, sempre più pollici alzati per voi ragazzi), che riassumerei nella frase “è bello quando le cose hanno senso”. Gli sceneggiatori avevano il compito arduo di far convivere una decina di supereroi diversi assicurando a tutti abbastanza presenza sullo schermo, far immedesimare lo spettatore negli ideali di entrambi gli schieramenti, rispettare il background di oramai non ricordo nemmeno più quanti film precedenti, accontentare quei cagacazzi supernerd che leggono i fumetti, porre le basi per i prossimi film MCU (stand-alone e corali), far dimenticare la parziale delusione dell’ultimo Avengers il tutto senza un cattivo vero e proprio a fare da spauracchio e con l’onere di presentare al mondo (dopo esattamente 15 anni di attesa) il fottutissimo Spider-Man targato Marvel Studios.
Questi erano i target che il film si proponeva, obiettivi altissimi centrati a regola d’arte.
Inoltre non credo riuscirò mai ad enfatizzare abbastanza quanto abbiano reso giustizia al personaggio di Spidey. Ragazzi, lui è così, un piccolo punk irriverente, un 15enne con la battutina sempre pronta, super curioso e voglioso di imparare, intelligenza spiccata, agilità, forza e ragnatele imbattibili (ahimè anche per il mio Winter Soldier…sigh).
Ah e Zia May, da vecchietta canuta che era, si è trasformata in quella figa disumana di Marisa Tomei. Vabbè sticazzi, cambiamento accettabile.
La cosa più bella è che sono stati capaci di rispettare il solco tracciato dalla saga di cui raccontavo in apertura senza copiarla, anzi, possiamo tranquillamente parlare di una storia totalmente diversa (tranne che nell’impianto narrativo Team Stark vs Team Cap).
A proposito, fatemi spendere due parole per il mio Team Cap; in questi giorni che si fa un gran parlare del Leicester di Ranieri mi son divertito a notare delle analogie – a livello di storytelling – nella storia degli underdog vittoriosi, del team di gregari che si fa grande.
Anche il Team Cap è una squadra operaia con gente tipo Falcon, Winter Soldier, Ant-Man e Occhio di Fabio – con l’aggiunta della fuoriclasse Scarlet Witch – tutti trainati dal grande vecchio Captain America (un po’ come Baggio ai tempi del Brescia). Contro c’è il Team Stark/Real Madrid fatto di stelle come Spider-Man, Iron-Man, Black Widow e Black Panther, più quei casi umani di War Machine e Visione (che in teoria è fortissimo, ma se sei un incrocio tra Pinocchio e Internet non puoi aspettarti di piacere alla gente) che non si sa cosa ci facciano nel Real ma presumo che anche Florentino Perez qualche acquisto l’abbia cannato in vita sua.
Ponendo fine alle tremende analogie calcistiche provenienti da uno che di calcio non sa nulla, direi che senza dubbio “Captain America – Civil War” farà la parte del leone nel box office di quest’estate 2016 unendo un’appeal oramai certo a livello globale ad una qualità di girato davvero invidiabile.
Verdetto finale: me lo vado a rivedere tipo ora.