La La Land: voto 9,5
Metto mano al portafoglio per prendere i 4€ del biglietto d’ingresso. Sì esistono ancora dei cinema dove non bisogna vendere un rene per un biglietto, ma siamo alla seconda riga e già sto divagando.
Entro in sala 1, gremita da nemmeno 30 paganti, e mi siedo.
In quel momento nelle orecchie ronza solo la fanfara della macchina pubblicitaria dei PR di Hollywood che sbandierano le 14 nomination all’Oscar del film, come se la qualità dell’arte si potesse valutare solo secondo le cifre stilistiche dei WASP.
Conscio di ciò, metto il cervello in modalità assorbimento, sperando di essere capitato davanti ad una storia che vale la pena vedere.
Quello che non potevo sapere era che stavo per godermi i 128 minuti cinematografici più belli, emozionanti e toccanti degli ultimi 15 anni.
Sì perché “La La Land” – seconda prova alla regia di Damien Chazelle dopo l’ottimo esordio del 2014 con Whiplash – è un film come non ce ne sono più: una lettera d’amore a quella città non-luogo che è Los Angeles, da sempre meta di pellegrinaggio per aspiranti attori, dove la dimensione del sogno può diventare realtà in un battibaleno e viceversa.
Se dovessi descrivere La La Land con una parolasarebbe proprio questa: sogno. Chiunque guardi il film non può che uscire dalla sala totalmente immerso in quella dimensione estatica dove la bellezza e l’ottimismo la fanno da padrone. Guardare La La Land è come vivere quei pochi secondi che passano tra la fine di un bel sogno ed il risveglio vero e proprio, ampliandoli e distribuendoli per quasi tutta la durata del film.
E pazienza se il pianista Ryan Gosling, che vuole risollevare le sorti del jazz, canta male e se l’attrice in cerca di fortuna Emma Stone ha una voce abbastanza flebile (unici veri nei di un film oltremodo meraviglioso), i due compensano con l’interpretazione eccelsa di un testo stupendo che riesce sia a comprendere elementi tipici del film romantico (con la storia d’amore tra i due protagonisti), sia a deliziarci con una colonna sonora da favola (potere del jazz ma non solo, il brano “Start A Fire”– che nel film fanno passare come “brutto” – mi ha letteralmente fatto ballare dentro al cinema), sia ad incoraggiare l’audience a prendere la propria vita in mano e lottare.
Credo sia proprio questo il messaggio finale che il regista e sceneggiatore Chazelle vuole dare. Avere il coraggio di sognare e farlo forte, oltre tutte le difficoltà, le sofferenze e i sacrifici che questo stesso sogno potrà causare.
Uscendo dalla sala si ha voglia di correre incontro alla persona amata, di fare quella telefonata che non si aveva il coraggio di fare, di prendere quella decisione su cui si dubita da troppo tempo, di mandare a fanculo il proprio lavoro perché se proprio dobbiamo star male tanto vale farlo per qualcosa che ci piace, ma anche di viaggiare, di scrivere, cantare, tentare, ballare, conoscere, suonare, emozionarsi e fare sacrifici per, in ultima analisi, volere bene a sé stessi.
La La Land è un film bello in maniera oggettiva, capace di comprare la felicità di chi lo guarda anche in questi tempi bui.
Se lo perdete potrebbe non ricapitarvi di sognare così forte per molto, molto tempo.
PS:
Piccola storia dentro la storia: questo era il film con cui Chazelle si presentò ai produttori di Hollywood per il suo esordio. Fu rifiutato ed egli propose Whiplash, film che gli diede la credibilità (e l’autorità) di proporre di nuovo La La Land. Hold on to your dreams guys!